Storia di Oristano

Secoli prima che nascesse effettivamente la città di Oristano, fenici, punici e romani avevano individuato e sfruttato al meglio la zona identificabile nella penisola del Sinis.

La presenza di un porto sicuro, al riparo dal maestrale mai clemente, di acque salmastre pescose, di terreni fertili e con ampi pascoli, rendono questa zona unica nel suo genere in tutta l’isola. Le tracce della civiltà fenicio-punica esistenti sono però scarse, questo a causa principalmente dell’usura del tempo e del riutilizzo delle strutture preesistenti dall’invasore di turno.

Per come venne edificata Tharros si intuisce che questa fosse un porto di grande importanza, le rovine dei templi, botteghe e strade ben lastricate nonché delle ricche necropoli lo testimoniano. Furono le continue incursioni dei Saraceni che costrinsero la popolazione a spostarsi verso l’interno e abbandonare l’evoluta città costiera.

Una delle ipotesi più accreditate della nascita della città di Oristano è che quest’ultima sia stata edificata con le pietre stesse della città di Tharros. Sia questa ipotesi vera o meno sta di fatto che la nascita di Oristano è datata 1070 d.C., anno di effettivo abbandono di Tharros, sancito principalmente dal trasferimento nell’attuale capoluogo delle autorità governative ed ecclesiastiche.

Il detto “Portant de Tharros sa perda a carros”, preso dalla tradizione popolare, significa “Portano da Tharros la pietra con i carri”, con la chiara allusione che si sfruttarono i muri della città antica per edificare la nuova.

 

Il periodo Giudicale

Le questioni interne che intorno all’anno 1000 dilaniavano l’ormai obsoleto impero bizantino, avevano dato la possibilità agli isolani di svincolarsi dal potere centrale e di creare degli organi di autogoverno. Tra il X e l’XI secolo d.C. nascevano così i quattro giudicati: quello di Torres-Logudoro (nord-ovest) quello di Gallura (nord-est), quello di Cagliari (sud) e infine quello di Arborea con capitale Tharros.

Il Giudicato di Arborea fu indubbiamente quello che rivestì un ruolo di fondamentale importanza nella storia dell’isola, distinguendosi grazie a dei giudici modelli di coerenza politica e sagaci nel sogno di riunire tutta la Sardegna sotto un unico grande Giudicato. Gli altri tre Giudicati attraversarono periodi di decadenza, subendo i domini di Pisa, Genova e di Aragona, lasciando il Giudicato di Arborea unico baluardo dell’indipendenza sarda.

 

Il Giudicato di Arborea

Si sa poco del primo periodo di vita del Giudicato d’Arborea, sicuramente non era un importante centro del potere come quelli di Cagliari e del Logudoro. Tuttavia la Sardegna di quel periodo era un importantissimo snodo per i commerci nel Mediterraneo, sfruttato ampiamente dalle repubbliche marinare di Genova e Pisa che, alleandosi con i diversi regni, animarono i giochi di potere durante la lunga età dei Giudicati.

Dal piccolo Giudicato di Arborea partì il primo tentativo di unire l’isola in un unico regno, impresa arenatasi a causa degli ingenti debiti che Barisone I aveva accumulato nel tentativo di compiere il suo insensato progetto di conquista. Per oltre 100 anni il Giudicato di Arborea uscì dalla scena politica dei Giudicati sardi, interessato solamente da interni intrighi di potere per la successione al trono.

Nel 1257 il regno partecipò all’offensiva che gli altri Giudicati avevano mosso contro quello di Calari (Cagliari), che venne sconfitto e smembrato, permettendo all’Arborea di allargarsi notevolmente oltre i propri confini e di accrescere il suo peso all’interno degli equilibri politici dell’isola.

Nel 1259, alla caduta del Giudicato del Logudoro, l’Arborea iniziò una dura e lunga battaglia con i Doria per il controllo dell’antico regno, che venne diviso in due parti, uno a nord e uno a sud. Tutto questo avvenne durante il glorioso regno di Mariano II, che con intelligenti mosse militari e politiche arrivò a controllare più della metà della Sardegna, nel quale si trovavano le pianure più fertili e i più ricchi giacimenti.

La ricchezza del piccolo regno di Arborea era ancora più evidente se confrontata con quella del resto d’europa, colpita in quegli anni da una dura crisi economica. Nel 1297, dopo la morte di Mariano II, il Papa Bonifacio VIII, volutamente incurante degli ordini statali vigenti dell’isola, formò il Regno di Sardegna e Corsica, infeudandolo al Re della corona di Aragona, dandogli quindi via libera all’invasione delle due isole.

A dire il vero, il Regno di Aragona non disponeva di mezzi e uomini necessari ad un invasione, ma furono “aiutati” dall’intromissione dei toscani nelle vicende politiche interne isolane, facendo così incrinare l’antica alleanza tra il Giudicato d’Arborea e Pisa. Infatti Ugone II, salito al trono come Re d’Arborea, strinse un’alleanza con gli Aragonesi ed in meno di un anno fece sparire quasi completamente tutti gli stendardi pisani dall’isola. La vittoria tuttavia, costrinse il Regno d’Arborea ad una quasi totale sottomissione alla corona d’Aragona, rendendo quindi gli arborensi come fossero ospiti nella propria terra.

La svolta del Giudicato di Arborea arrivò con l’ascesa al trono di Mariano IV, formatosi sotto la scuola del Regno d’Aragona, ma che fu proprio lui a guidare la rivolta che in meno di un anno sconfisse gli spagnoli costringendoli a pensantissime condizioni. Inizio un periodo di grande splendore per l’intero regno, che sotto la guida dell’illustre giudice, istituì delle importantissime leggi giuridiche, per l’istruzione, per le arti, e per il sistema viario di tutto il Regno d’Arborea con la prima stesura della “Carta de Logu”, che verrà emanata poi durante il Giudicato di Eleonora d’Arborea.

Dopo 10 anni di pace e tranquillità nel Regno, ecco che si riaffacciò in Mariano IV, la sete di gloria e di conquiste. In meno di un anno l’intera isola era unificata sotto il controllo di Mariano, ad eccezione di Cagliari, Alghero e Sassari, quest’ultima governata da Brancaleone Doria, da sempre alleato degli aragonesi. Nel 1375, la peste decimò gran parte della popolazione sarda colpendo anche Mariano IV e arrestando dunque le grande manovre belliche che avevano caratterizzato e cambiato l’isola in quegli anni.

 

Eleonora d’Arborea e la Carta de Logu

Nella versione più nota, Eleonora d’Arborea, salì al potere del Giudicato dopo l’uccisione del fratello da parte dei propri soldati, probabilmente corrotti dagli aragonesi con l’intento di impadronirsi del potente e importantissimo Giudicato d’Arborea. Eleonora, visto e compreso il pericolo in cui si trovava il regno, si mise a capo delle milizie ancora fedeli, costringendo i ribelli ad una resa, per poi rientrare a Oristano, proclamarsi giudicessa e sposarsi con Brancaleone Doria, che negli anni precedentemente alla morte di Mariano IV aveva allacciato con lui diversi rapporti diplomatici.

Durante gli anni di prigionia del marito, Eleonora invece di scagliare un’offensiva contro gli aragonesi, penso bene di intraprendere una ferma politica di resistenza contro la corona d’Aragona. Putroppo però dopo sei anni di prolungata prigionia del marito, per poterlo riabbracciare Eleonora dovette cedere tutti i territori che il padre aveva conquistato. Brancaleone Doria, mosso dall’odio cresciuto negli anni di prigionia contro il Regno d’Aragona, in pochissimi mesi raggruppò un vasto esercito e sconfisse gli spagnoli, riconsegnando tutte le terre a Eleonora d’Arborea, che da quel momento in poi si poté completamente dedicare ad amministrare il Regno in tutta tranquillità.

Fu così che nel 1392 la Giudicessa Eleonora d’Arborea emanò la “Carta de Logu”, un insieme di provvedimenti relativi al diritto penale, civile e processuale, che andava a codificare le leggi e gli usi che fino al quel momento erano tramandati solo oralmente. Eleonorà morì nel 1403, colpita da un’altra terribile epidemia di peste che colpì la Sardegna.

 

La fine dei Giudicati in Sardegna

Dal 1409 in poi, la Sardegna e i Giudicati non videro altri regnanti in grado di guidare e di portare avanti la gloria del regno. Successero al trono Guglielmo di Narbona prima, e il figlio Leonardo Cubello poi, che regalò maldestramente il regno agli aragonesi e sancendo dunque la fine dei Giudicati.

L’ultimo governatore di Oristano fu Leonardo Alagon, marchese filo-indipendentista che difese valorosamente il declino d’Arborea sconfiggendo dapprima gli spagnoli nella battaglia di Uras nel 1470, per poi cadere rovinosamente e sfortunatamente nella battaglia di Macomer del 1478. Questo ultimo capitolo segnò la fine del Regno d’Arborea e dei sogni indipendentisti della Sardegna.